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Domenico IK6QGE

La lingua franca dei radioamatori

nei collegamenti internazionali


Le lingue parlate nell'attività radioamatoriale

L'attività radioamatoriale implica, per sua stessa natura, la comunicazione a distanza tra due o più operatori i quali, superata la fase del disbrigo delle pratiche burocratiche e quella della messa a punto degli apparati e delle antenne, devono necessariamente occuparsi della scelta del codice linguistico più adatto ai QSO ai quali intendono partecipare.

Sulla base della valutazione delle molteplici variabili che si manifestano all'inizio di ciascun collegamento, ogni radioamatore può decidere di usare uno dei seguenti codici:

  • la lingua nazionale, ossia l'unica lingua ufficiale del paese d'origine dei partecipanti al QSO;

  • la lingua dominante, che è la lingua più diffusa o di maggior prestigio, ma non l'unica usata o riconosciuta nel paese d'origine;

  • la lingua minoritaria, che non è parlata dalla maggioranza della popolazione del paese d'origine;

  • la lingua di gruppo, che è usata da gruppi di radioamatori che operano all'interno di comunità linguistiche diverse dalla loro;

  • il dialetto, che ricorre spesso quando la conversazione è amichevole e informale e i radioamatori sono originari di una particolare area di un singolo paese;

  • il gergo specifico dei radioamatori, usato nei QSO internazionali tra interlocutori che appartengono a diverse comunità linguistiche e di cui ci occuperemo ampiamente in seguito.

Ovviamente, durante lo stesso collegamento è sempre possibile una commutazione di codice, che è il fenomeno linguistico che si verifica quando uno degli interlocutori, percependo nuove e più ampie possibilità di comunicazione, passa da una lingua a un'altra o addirittura al dialetto.

Ciascuno dei codici linguistici citati potrebbe offrire l'occasione per qualche approfondimento ma, considerando la dimensione planetaria dell'attività radioamatoriale, sembra ragionevole occuparsi, in via prioritaria, dei collegamenti tra operatori che non condividono la stessa lingua.

A questo proposito, uno spunto interessante è offerto da ON4UN e ON4WW i quali sostengono, in un loro manuale operativo disponibile in rete, che “...la lingua più diffusa nell'attività radioamatoriale è senza dubbio l'inglese. Se si vogliono contattare delle stazioni in tutto il mondo, è probabile che la maggior parte dei collegamenti sarà effettuata in lingua inglese. È superfluo aggiungere che due radioamatori, che parlano lingue diverse dall'inglese, possono ovviamente conversare in quella lingua.” (1)

Si tratta sicuramente di un'opinione largamente diffusa tra i radioamatori, i quali, però, riconoscono, in qualche modo, l'inadeguatezza della semplice identificazione della lingua radioamatoriale con la lingua inglese, tanto che si riferiscono spesso al loro modo di parlare usando espressioni come gergo, idioma, slang, craft slang o lingo.

In effetti, ascoltando un qualsiasi QSO in fonia sulle frequenze radioamatoriali, si nota immediatamente che la comunicazione avviene tramite un codice per iniziati che nessun estraneo, per quanto padrone della lingua inglese, riuscirebbe a interpretare correttamente.

Da queste considerazioni sembra emergere, quindi, una certa affinità, nella struttura e nell'uso, tra le lingue franche del passato e la lingua usata dai radioamatori nei collegamenti internazionali.

Approfondiremo, qui di seguito, l'analisi di tali affinità, col fine di verificare la legittimità dell'adozione dell'espressione “lingua franca radioamatoriale in sostituzione dei vari termini fin qui usati.


La lingua franca

Una lingua franca è una lingua morfologicamente semplificata, lessicalmente mista, destinata a soddisfare i bisogni elementari di comunicazione tra appartenenti a diverse comunità linguistiche che abbiano frequenti occasioni di contatto.” (2)

Questa definizione, che sembra descrivere perfettamente la lingua usata dai radioamatori nei collegamenti internazionali, è stata, invece, elaborata pensando a quelle lingue del passato che, in situazioni favorevoli, consentivano la comunicazione diretta tra persone che non condividevano la lingua ma che avevano comuni interessi politici, culturali e commerciali.

Trascurando le lingue orientali, la cui trattazione richiederebbe una specifica competenza, meritano almeno una citazione l'aramaico, il greco, il latino, l'arabo, lo spagnolo, il francese, il tedesco e l'inglese che, in epoche diverse e in differenti zone geografiche, hanno svolto il ruolo di lingua franca o almeno quello di lingua diplomatica.

La lingua franca per antonomasia, tuttavia, è quella nota come sabir o lisān al-faranģ, usata per secoli, a partire dal Medioevo, in tutte le zone costiere del Mediterraneo. Il sabir, le cui regole morfologiche erano estremamente semplificate e la cui componente lessicale derivava principalmente dal genovese e dal veneziano, era un codice linguistico rozzo ma efficace, che consentiva la comunicazione, senza l'intermediazione di traduttori, tra commercianti europei, arabi e turchi.

Poiché anche quella usata dai radioamatori è evidentemente “una lingua foneticamente e morfologicamente semplificata, lessicalmente mista, destinata a soddisfare i bisogni elementari di comunicazione tra operatori appartenenti a diverse comunità linguistiche”, sembrano confermate le affinità che si volevano evidenziare e che legittimano l'uso dell'espressione “lingua franca radioamatoriale”.


La lingua franca radioamatoriale

Le caratteristiche principali della lingua usata dai radioamatori nei collegamenti interazionali sono quelle riassunte nell'elenco che segue:

  • le basi fonetiche, morfologiche e lessicali sono tratte principalmente dalla lingua inglese;

  • il codice linguistico contiene almeno altri due codici (il codice Q e il codice ICAO o NATO o ITU);

  • il lessico comprende espressioni tecniche e abbreviazioni derivate, in gran parte, dalle convenzioni in uso tra gli operatori telegrafici;

  • i messaggi possono subire una ulteriore codifica, per esempio in codice Morse, nel qual caso si devono padroneggiare almeno cinque codici per interpretarli (codice linguistico, codice Morse, codice ICAO, codice Q e altre abbreviazioni convenzionali dei telegrafisti);

  • la forma orale prevale su quella scritta, che è utilizzata solamente con l'ausilio di un computer;

  • la diffusione, dal punto di vista geografico, ha dimensioni planetarie;

  • il numero dei parlanti, invece, è relativamente esiguo e limitato al solo ambito radioamatoriale.


Base fonetica, morfologica e lessicale della lingua franca radioamatoriale.

Ogni lingua franca ha una struttura linguistica di base che ne condiziona il processo di formazione ed evoluzione.

Nel caso specifico della lingua franca radioamatoriale, la lingua inglese ha svolto un ruolo preminente per le stesse ragioni di ordine politico, culturale, tecnologico e commerciale che, a partire dal Secondo dopoguerra, ne hanno ampliato la già vasta diffusione e l'hanno imposta, negli ambiti più disparati, come “lingua della comunicazione universale”.

Notiamo qui, per inciso, che il successo dell'inglese è dovuto anche alla sua intrinseca semplicità strutturale, riconducibile al susseguirsi delle invasioni subite, per oltre un millennio, dalle Isole Britanniche e al conseguente sovrapporsi degli strati linguistici celtico-britannico, latino, sassone e francese che hanno costretto, di volta in volta, i popoli conquistati ad adattarsi alla lingua dei conquistatori, semplificandone le strutture ed eliminando ogni complicazione morfologica e lessicale che non fosse indispensabile per la comunicazione.

Il processo attraverso il quale la lingua madre influenza la produzione di una seconda lingua è noto come interferenza linguistica (3) e risulta particolarmente evidente nella lingua franca radioamatoriale proprio a causa dell'appartenenza dei radioamatori alla maggior parte delle comunità linguistiche del mondo.

Tuttavia, le interferenze linguistiche cui abbiamo fatto cenno non basterebbero, da sole, a spiegare la differenziazione, che andiamo evidenziando, tra lingua inglese e lingua franca radioamatoriale.

Esistono, evidentemente, altri fattori, che dovremo esaminare qui di seguito, che contribuiscono alla connotazione della lingua parlata dai radioamatori come codice per iniziati incomprensibile per gli estranei.


Altri codici contenuti nella lingua franca radioamatoriale

L'evoluzione della lingua franca radioamatoriale è stata fortemente influenzata dall'uso, anche nei collegamenti in fonia, delle abbreviazioni, delle espressioni convenzionali e dei codici adottati, all'origine, per la telegrafia e per le comunicazioni tra operatori appartenenti a organizzazioni civili e militari.

Di conseguenza, quella parlata dai radioamatori si caratterizza come lingua composita e specialistica che contiene i codici sotto elencati:

  • il codice linguistico di base;

  • il codice Q, nato come raccolta di messaggi brevi e significativi usati in telegrafia;

  • le altre abbreviazioni convenzionali adottate dai telegrafisti, in aggiunta al codice Q;

  • il codice ICAO o NATO o ITU, noto anche come “ICAO spelling alphabet”, che contiene termini, ufficialmente riconosciuti, che identificano tutte le lettere dell'alfabeto e sono indispensabili per fare lo “spelling” di singole parole o di intere frasi.

Nel trasferimento dei codici dalla telegrafia alla fonia, si verificano spesso errori e travisamenti che, se da una parte suscitano la riprovazione dei radioamatori più esperti, dall'altra confermano la vitalità della lingua franca dei radioamatori che procede nella sua evoluzione influenzata solamente dall'uso che ne fanno gli operatori che la parlano.

Ovviamente, se vogliamo occuparci, in questa sede, di “come si parla ora” (studio sincronico), dobbiamo necessariamente ascoltare la radio e sentire cosa dicono i radioamatori. Per altre valutazioni, non meno importanti ma più orientate all'analisi storica e critica dei fatti linguistici (studio diacronico) (4), occorre rimandare ad altri lavori, alcuni dei quali sono citati nelle note. (5)

Per tornare al processo di differenziazione tra lingua inglese e lingua franca radioamatoriale, esaminiamo, a titolo d'esempio, una delle frasi con cui solitamente si chiude un QSO:

My QSL card is sure via the bureau. Thanks for the QSO and 73. Golf mike zero XXX, Italy kilo six Quebec golf echo”,

che ogni radioamatore interpreta come:

I'm surely going to send you, via the service offered by my radio association, a card confirming the radio contact, containing details about the call signs, the places we transmitted from, the frequency and the level and quality of your signal. I thank you for the radio contact and send you my best regards. GM zero XXX, IK six QGE”. (6)

Il primo messaggio, breve, significativo e facilmente comprensibile per i radioamatori, è espresso nella lingua franca radioamatoriale ed è completamente diverso dal secondo, che pure comunica le stesse idee, ma in in modo più prolisso e nella lingua inglese corrente.

Anche quando la conversazione è più articolata, tra operatori che padroneggiano agevolmente l'inglese, le fasi più importanti dei QSO, che prevedono l'uso dei codici citati, devono necessariamente svolgersi nella lingua franca radioamatoriale.


Forma orale e forma scritta della lingua franca radioamatoriale

Se ogni lingua franca è destinata a consentire la comunicazione orale e diretta tra persone che parlano lingue diverse, a maggior ragione la lingua franca radioamatoriale, che è usata esclusivamente per trasmettere e ricevere i messaggi tramite la radio, è da considerare un codice linguistico riservato prevalentemente ai collegamenti in fonia.

Tuttavia, nei modi digitali, quando radio e computer operano congiuntamente, lo scambio di messaggi avviene in forma scritta e alle altre difficoltà si aggiunge anche quella, non secondaria, della rappresentazione grafica della lingua franca radioamatoriale.

L'uso di frasi memorizzate in anticipo sul computer può essere di qualche aiuto, ma non appena i radioamatori provano a digitare direttamente da tastiera, tutte le incongruenze che rendono difficoltosa la trascrizione dell'inglese si ripropongono anche nella trascrizione della lingua franca radioamatoriale.

Un esempio, forse, può essere utile per capire la complessità del problema.

Quando scriviamo “oo”, immaginiamo di rappresentare il suono [u] di book [buk] o di look [luk] o di hook [huk]. La regola sembra facilmente riconoscibile, fino a quando non ci accorgiamo che lo stesso gruppo “oo” serve anche per rappresentare la [ɔː] aperta e lunga di door [dɔː*] o quella di floor [flɔː*] e così via. Ma non basta, perché scopriamo, successivamente, che il gruppo “oo” rappresenta anche quel suono intermedio tra [a] e [o] che è la [ʌ] di blood [blʌd] o di flood [flʌd]. (7)

Abbiamo, quindi, tre fonemi diversi rappresentati dallo stesso gruppo di simboli grafici e sappiamo che l'esempio non descrive un caso eccezionale ma rappresenta efficacemente la situazione generale della lingua inglese e, di conseguenza, anche quella della lingua franca dei radioamatori.

I parlanti nativi conoscono bene il problema, tanto che la didattica della lingua inglese prevede metodi denominati “della parola” o “della frase”, in opposizione al metodo “fonematico” usato per molte altre lingue.

Anche i radioamatori conoscono il problema e sono portati, in genere, a considerare la lingua franca radioamatoriale, come l'inglese che ne costituisce la base fonetica, morfologica e lessicale, uno strumento linguistico relativamente semplice per la comunicazione orale ma decisamente ostico quando si deve usarlo nella forma scritta.


Diffusione della lingua franca radioamatoriale e conclusione

Ogni radioamatore ha la possibilità di contattare, prima o poi, uno degli operatori che trasmettono stabilmente o sporadicamente dalle circa 340 realtà geografiche o politiche che sono le “entità” del DXCC e, prescindendo dall'appartenenza dell'interlocutore a una delle migliaia di comunità linguistiche esistenti, è ragionevolmente certo di poter scambiare, usando la lingua franca dei radioamatori, almeno le informazioni essenziali relative a ciascun collegamento.

La diffusione geografica della lingua franca radioamatoriale non conosce confini, mentre il numero dei parlanti è decisamente esiguo, se si considera che esistono circa due milioni di radioamatori, su questo pianeta, molti dei quali coltivano aspetti del radiantismo che non prevedono la comunicazione con interlocutori di lingua diversa dalla propria.

Per concludere e riprendendo sinteticamente le informazioni fin qui emerse, possiamo proporre la seguente definizione della lingua franca dei radioamatori:

I radioamatori usano, per i collegamenti tra operatori appartenenti a diverse comunità linguistiche, una lingua franca, incomprensibile per gli estranei e mutevole per i fenomeni di interferenza linguistica, che ha come base fonetica e morfologica una variante semplificata della lingua inglese, e un lessico che comprende termini tratti dall'inglese, dal codice ICAO, dal codice Q e dalle abbreviazioni convenzionali dei telegrafisti”.


Note

1- Ethics and Operating Procedures for the Radio Amateur , by John Devoldere, ON4UN and Mark Demeuleneere, ON4WW , www.arrl.org/files/file/DXCC/Eth-operating-ENarrl-SITE-1jul2008.pdf, 2008.

The most widely used language in amateur radio is undoubtedly English. If you want to contact stations all over the world it is likely that a majority of your contacts will be made in English language. It goes without saying though that two hams, both speaking language different from English can of course converse in that language”.

2- Devoto-Oli, Vocabolario illustrato della lingua italiana, Le Monnier, “lingua franca”.

3- Wanda D'addario Colosimo, Lingua straniera e comunicazione, Zanichelli, Bologna, 1974

4- Cf. Ferdinand de Saussure, “linguistica sincronica e linguistica diacronica”, in Waterman, Breve storia della linguistica, La nuova Italia editrice, 1968.

5- Cf. Manuale operativo per il servizio dei radioamatori – Procedure di trasmissione - I4CQO – Da regole rilevate dai manuali internazionali ITU e IARU in vigore, 2010

6- “Ti manderò sicuramente, tramite il servizio offerto dall'associazione radioamatoriale alla quale sono iscritto, la mia cartolina di conferma del collegamento, contenente i dati sui nominativi, sulle località da cui abbiamo trasmesso, sulla frequenza e sull'intensità e sulla qualità del tuo segnale. Ti ringrazio per il contatto radio e ti mando i miei cordiali saluti. GMzeroXXX, IkseiQGE”.

7- Trascrizioni fonetiche tratte da Daniel Jones, English pronouncing dictionary, Everyman's reference library, 1967.


Domenico Felaco IK6QGE,  RadioRivista 3/2011

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