Domenico
Felaco IK6QGE
domenico.ikseiqge@tiscali.it
La
fonetica applicata ai pile up
Come
passare nei pile up trasmettendo vocali forti e chiare
Il
pile up
L'espressione
inglese to pile up,
che si può rendere in italiano coi verbi ammucchiare,
accatastare, è usata in ambito radioamatoriale per
descrivere
la particolare situazione di competizione che si genera quando una
stazione, il cui nominativo risulta interessante per la maggior parte
degli ascoltatori,
trasmette e riceve su una sola
frequenza (isofrequenza) oppure su frequenze diverse (split) e
tutti gli altri provano a superarsi a vicenda per passare,
vale a dire per far sentire il proprio nominativo e avere una
conferma.
La
stazione che chiama non è necessariamente una stazione DX per tutti
quelli che rispondono. Tuttavia, per comodità di esposizione,
chiameremo Dxer,
qui di seguito, il radioamatore che genera il pile
up.
La
competizione, naturalmente, non si svolge su basi paritarie e, anzi,
prevede che chi dispone di potenze maggiori e antenne migliori possa
tranquillamente imporre a tutti gli altri la superiorità dei suoi
mezzi.
La
vera sfida, tuttavia,
s'ingaggia tra le comuni stazioni da 100 Watt con antenne verticali
o filari, i cui operatori ricorrono a ogni espediente per emergere
dal mucchio e sentire, finalmente, il loro nominativo ripetuto dal
Dxer.
Diremo
qualcosa, qui di seguito, sugli espedienti cui abbiamo fatto cenno
riservando un'attenzione particolare alla produzione e alla
percezione della voce umana, con l'intento di verificare se la fonetica
può offrire qualche aiuto per riuscire a passare più facilmente in
un pile up.
Il pile up dalla parte del DXer
Eviteremo,
qui, di ripetere i suggerimenti che si possono trovare in decine di
altre fonti sui comportamenti da tenere quando si partecipa a un pile
up e concentreremo, invece, la nostra attenzione principalmente
sulla necessità di ascoltare attentamente l'andamento delle
chiamate e delle risposte per cercare di capire come opera il
DXer e quali suoni riesce a percepire più facilmente.
Per
avere la possibilità di studiare i pile up dalla parte del
DXer è sicuramente utile, in mancanza di esperienze dirette,
l'esame della vasta documentazione disponibile su YouTube a
cui si può accedere semplicemente digitando su un motore di ricerca
qualcosa come “youtube radio pile up”.
I
filmati che si ottengono evidenziano le difficoltà che i DXer devono
superare per riuscire a estrarre qualche suono intelligibile da una
ricezione fatta quasi esclusivamente di vocio di fondo da cui,
peraltro, sembrano emergere più facilmente dei gruppi di vocali che
consentono, poi, anche in assenza delle consonanti, di ricostruire il codice
ICAO a cui appartengono.
Dovremo
cercare conferma a questa ipotesi occupandoci, innanzi tutto, delle
caratteristiche dei suoni e dei rumori prodotti col nostro apparato
fonatorio e della loro percezione sul piano fisico e su quello
mentale.
La
voce umana
La
voce umana è
studiata dalla fonologia,
che si occupa dei fonemi,
vale a dire delle unità minime di articolazione capaci di
distinguere una parola da un'altra in una specifica lingua, e dalla fonetica,
che studia le caratteristiche fisiche e articolatorie dei foni,
cioè dei suoni linguistici prodotti col nostro apparato fonatorio.
Possiamo
riassumere brevemente le caratteristiche principali dei foni
esaminando il diagramma di un'onda sonora, riportato qui di seguito e ottenuto
pronunciando
il suono o
davanti al microfono dopo aver lanciato l'applicazione Xoscope
su Ubuntu Linux.
Si
vede come il mezzo, nel nostro caso l'aria, è sollecitato ad
assumere ciclicamente condizioni di massima compressione
(X) e di massima rarefazione
(Y) rispetto alla linea orizzontale che parte dal punto A e che
indica la quiete.
L'intervallo
AB è chiamato periodo
del moto vibratorio e misura la durata di un'oscillazione completa.
Se
ai valori del tempo sostituiamo quelli dello spazio, la distanza tra
A e B, che comprende un'intera oscillazione, si chiama lunghezza
d'onda.
Il
numero di oscillazioni complete AB contenute nello spazio percorso in
un secondo si chiama frequenza
ed è inversamente proporzionale alla
lunghezza d'onda.
Il
segmento XZ rappresenta il valore della pressione nel mezzo (aria) e
si chiama ampiezza dell'oscillazione,
che è proporzionale alla potenza
vibratoria della sorgente.
Ai
fini pratici, un ascoltatore percepisce la frequenza
come altezza o tono
della voce e
l'ampiezza come intensità della voce. (1)
Col
nostro apparato fonatorio noi possiamo produrre le vocali,
che sono vibrazioni glottidali periodiche e cioè suoni, e le consonanti,
che sono costituite da un insieme di
vibrazioni
aperiodiche e che sono, quindi, rumori.
Naturalmente,
le caratteristiche di suoni e rumori tendono a non essere così
distinte nell'articolazione di una parola. Sono diverse, per esempio,
le sonorità che si possono percepire in un'occlusiva sorda come [p]
e quelle che si sentono in una sibilante sonora come [z] (non
zeta ma s
sonora di rosa).
Comunque,
qui di seguito assumeremo
che le vocali sono suoni e le consonanti sono rumori che possono
essere sonorizzati in diversa misura.
Le
vocali hanno ampiezza maggiore rispetto alle consonanti perché
maggiore è l'energia trasferita al mezzo, cioè all'aria, durante la
loro articolazione. Tuttavia, in normali condizioni di comunicazione,
sono proprio le consonanti che trasmettono una maggiore
quantità di informazioni sul significato delle parole che le
contengono.
Applicando
al nostro discorso sui pile up quanto appena emerso sulle
principali caratteristiche della voce umana, dovremmo assumere
che il DXer sente meglio le vocali che gli vengono trasmesse ma che
avrebbe bisogno di percepire le consonanti per decifrare i messaggi
ricevuti.
Tuttavia,
poiché è ben noto che l'udito, come tutti gli altri sensi,
raccoglie solamente le informazioni che devono, però, essere
elaborate dal sistema nervoso per essere interpretate, e siccome
l'ascoltatore “sente ciò verso cui è abituato a indirizzare la
propria attenzione” (2), dimostreremo che se il DXer si aspetta
di sentire alcune parole particolari che gli sono note, allora le
vocali diventano determinanti per la comprensione del messaggio,
indipendentemente dalla percezione delle consonanti.
Proprio
su queste considerazioni è basato lo sviluppo e l'uso dello
“spelling alphabet” ICAO, di cui ci
occuperemo qui di seguito.
Il
codice ICAO o NATO o ITU nei pile up
Quando
le comunicazioni telefoniche o radiofoniche avvengono tra operatori
che non parlano la stessa lingua o in condizioni disturbate o
precarie, come appunto nei pile up, si usa, in ambito
militare, civile o radioamatoriale, uno “spelling alphabet”
in cui ogni lettera dell'alfabeto è rappresentata da una parola
intera.
Dagli
anni cinquanta del secolo scorso è diffuso l'uso del codice ICAO
(International Civil Aviation Organization), adottato anche dalla NATO
(North Atlantic Treaty Organization), dall'ITU (International
Telecommunication Union) e universalmente
usato
dai radioamatori.
Esamineremo
nel dettaglio, ora, il codice ICAO, proponendo una tabella che si
differenzia dalle tante disponibili in rete per l'attenzione che pone
al ruolo delle coppie
di vocali (colonna 5)
presenti in ciascuna parola
del codice (code
word, colonna 3)
per cercare di capirne la funzione comunicativa.
1
|
2
|
3
|
4
|
5
|
6
|
Lettera
|
TRASCRIZIONE
International
Phonetic Alphabet (IPA)
|
Parole
del
CODICE
ICAO
(NATO
– ITU)
|
CODICE
ICAO:
trascrizione
IPA
|
Vocali
nella
parola del codice ICAO
|
Vocali:
trascrizione
IPA
|
A
|
[ei]
|
Alpha
|
['ælfə]
|
a - a
|
['æ..ə]
|
B
|
[bi:]
|
Bravo
|
['braːvəu]
|
a - o
|
['aː..əu]
|
C
|
[si:]
|
Charlie
|
['tʃa:li]
|
a - i
|
['a:..i]
|
B
|
[di:]
|
Delta
|
[ˈdɛltə]
|
e - a
|
[ˈɛ..ə]
|
E
|
[i:]
|
Echo
|
[ˈɛkəu]
|
e - o
|
[ˈɛ..əu]
|
F
|
[ɛf]
|
Foxtrot
|
[ˈfɔkstrɔt]
|
o - o
|
[ˈɔ....ɔ]
|
G
|
[dʒiː]
|
Golf
|
[gɔlf]
|
o
|
[ɔ]
|
H
|
[eɪtʃ]
|
Hotel
|
[həuˈtɛl]
|
o - e
|
[əu..ˈɛ]
|
I
|
[ai]
|
India
|
[ˈindiə]
|
i – ia
|
[ˈi..iə]
|
J
|
[dʒei]
|
Juliet(t)
|
['dʒu:liət]
|
u - ie
|
['u:..iə]
|
K
|
[kei]
|
Kilo
|
[ˈkiːləu]
|
i - o
|
[ˈiː..əu]
|
L
|
[ɛl]
|
Lima
|
[ˈliːmə]
|
i - a
|
[ˈiː..ə]
|
M
|
[ɛm]
|
Mike
|
[maik]
|
ai
|
[ai]
|
N
|
[ɛn]
|
November
|
[nəuˈvɛmbə]
|
o – e – e [ə]
|
[əu..ɛ..ə]
|
O
|
[əu]
|
Oscar
|
[ˈɔskə]
|
o - a
|
[ˈɔ..ə]
|
P
|
[pi:]
|
Papa
|
[ˈpa:pə]
|
a - a
|
[ˈa:..ə]
|
Q
|
[kjuː]
|
Quebec
|
[kwiˈbɛk]
|
i - e
|
[i..ˈɛ]
|
R
|
[a:]
|
Romeo
|
['rəumiəu]
|
o – eo [io]
|
['əu..iəu]
|
S
|
[ɛs]
|
Sierra
|
[si'erə]
|
ie - a
|
[i'e..ə]
|
T
|
[ti:]
|
Tango
|
[ˈtæŋgəu]
|
a - o
|
[ˈæ..əu]
|
U
|
[ju:]
|
Uniform
|
[ˈjuːnifɔːm]
|
u [ju] – i - o
|
[ˈjuː..i..ɔː]
|
V
|
[vi:]
|
Victor
|
[ˈviktə]
|
i - o
|
[ˈi..ə]
|
W
|
[ˈdʌbljuː]
|
Whisky
|
[ˈwiski]
|
i - i
|
[ˈi..i]
|
X
|
[ɛks]
|
X-ray
|
[ˈɛksˈrei]
|
e - ei
|
[ˈɛ..ˈei]
|
Y
|
[wai]
|
Yankee
|
['jæŋki]
|
ia [je] - i
|
['jæ..i]
|
Z
|
[zɛd]
|
Zulu
|
[ˈzuːluː]
|
u - u
|
[ˈuː..uː]
|
Ogni
lettera dell'alfabeto della colonna 1 è identificata dalla prima
lettera della parola del codice ICAO (colonna 3) e da una coppia
di vocali (colonna 5) significativa
e specifica per ciascuna
parola del codice.
Ovviamente,
la doppia chiave di interpretazione del codice non è affatto casuale
e vedremo che la seconda (la coppia di vocali), in condizioni
difficili di ascolto, è addirittura più importante della prima (la lettera
iniziale della parola del codice).
Abbiamo
dimostrato, infatti, che le vocali si percepiscono meglio delle
consonanti e abbiamo dimostrato anche che la mente è in grado di
ricostruire i messaggi sulla base di precedenti esperienze. Pertanto,
se in un pile up il DXer riesce a cogliere la coppia di
vocali distintiva di ciascuna parola del codice ICAO, è ovvio
che sarà comunque in grado di ricostruire la parola intera e di
risalire, da essa, alla lettera dell'alfabeto rappresentata.
In
realtà, come si può rilevare dalla colonna 6 della tabella, più
che di coppie di vocali, bisognerebbe parlare di coppie di suoni
vocalici, costituite da due vocali vere e proprie oppure da una
vocale e da un dittongo.
Ma
la sostanza non cambia. Se percepisco, per esempio, le due vocali [i]
e [i], anche in mancanza di consonanti, posso tranquillamente
assumere di aver sentito Whisky, così come, per fare un altro
esempio, se percepisco le vocali [u] e [u], posso essere sicuro
che la parola del codice è Zulu e la lettera a cui si
riferisce è z. Ma anche se sento, per esempio, il dittongo
[je] e la vocale [i] posso essere certo che la parola del codice è
Yankee e che la lettera è y, così come se sento [u] e
[ie] devo pensare necessariamente a Juliet e alla lettera j.
Qualche
problema sorge con le parole del codice ICAO Alpha/Papa, Bravo/Tango
e Kilo/Victor in cui le coppie
di vocali a-a, a-o e i-o si ripetono. Infatti, alcuni test condotti
dalla Acoustical Society of America hanno dimostrato che
proprio in questi casi si rileva il maggior numero di errori. (3)
Anche
le parole del codice Golf e MIke, che contengono nella
pronuncia rispettivamente una sola vocale e un dittongo, e November
e Uniform che contengono tre
suoni vocalici, sembrano non corrispondere allo schema che abbiamo
illustrato.
Stabilito,
comunque, che in difficili condizioni di comunicazione la percezione
di una coppia significativa di suoni vocalici può essere
sufficiente per individuare la corrispondente parola del codice ICAO, vediamo se è
possibile utilizzare queste
informazioni
per passare più facilmente in un pile up.
Vocali
forti e chiare per passare nei pile
up
Quando
i radioamatori si occupano delle intelligibilità delle loro
trasmissioni, tendono a evidenziare la necessità di migliorare la
percezione delle consonanti contenute nei loro messaggi che, come abbiamo
visto, sono essenziali, in
normali
situazioni di comunicazione, per la comprensione
delle parole.
Sappiamo,
però, che un pile up non è una normale situazione di
comunicazione e sappiamo anche che, per i motivi sopra illustrati, incrementando
la durata
e l'ampiezza delle vocali
contenute nelle parole del codice ICAO con le quali comunichiamo il
nostro nominativo, possiamo avere qualche possibilità in più di essere
individuati dai DXer.
L'incremento
della durata di una vocale richiede semplicemente il
prolungamento dell'emissione dell'aria durante l'articolazione del
suono e, quindi, non comporta particolari problemi. Si tratta,
piuttosto, di trovare sperimentalmente la giusta misura, sia per
evitare una dizione eccessivamente anomala se non addirittura
ridicola, sia per non rischiare di perdere l'attenzione del DXer
durante la trasmissione del nominativo.
Per
quanto riguarda l'ampiezza, sapendo che essa dipende dalla
potenza del moto vibratorio della sorgente, si può essere tentati,
come di fatto spesso accade nei pile up, di ottenere qualche
vantaggio parlando a voce più alta davanti al microfono. È
del tutto scontato, tuttavia, che risultati realmente
significativi si possono ottenere elaborando il segnale audio con
l'ausilio di appropriati mezzi elettronici la cui trattazione esula,
però, dagli scopi di questo articolo.
Ci
limiteremo a segnalare, in nota, qualche documento sull'argomento (4)
e a ricordare, per meglio orientarci nella materia, che le vocali
sono suoni periodici complessi che presentano picchi di energia, che
si chiamano formanti, in corrispondenza delle frequenze
fondamentali a cui vibra la glottide (tra 200 e 800 Hz) e delle
frequenze di risonanza nelle cavità dell'apparato di fonazione (da
800 a 2200 Hz). (5)
Possiamo
concludere evidenziando l'abitudine, spesso criticata ma diffusa tra
i radioamatori (6), di rispondere alle chiamate trasmettendo
solamente il suffisso o parte di esso, dimostrando, così, di
cogliere intuitivamente l'importanza di mettere il DXer in condizione
di percepire le poche vocali sufficienti per ricostruire le due o tre
parole del codice ICAO che potrà usare, poi, per richiedere il
nominativo intero.
Altrettanto
diffusa è l'abitudine, considerata non meno inappropriata della
precedente (6), di trasmettere parole di codici alternativi,
diverse da quelle del codice ICAO ma ugualmente note alla
maggior parte dei DXer, contenenti un maggior numeri di vocali, a
conferma del fatto che chi le usa in un pile up è convinto
che, per esempio, Italy [ˈitəli], America [əˈmɛrɪkə], Germany
[ˈdʒəːməni], Mexico [ˈmɛksikəu], Santiago [sæntɪˈɑːgəu]
e Victoria [vik'to:riə] si percepiscono più facilmente delle parole
del codice ufficiale India [ˈindiə], Alpha ['ælfə], Golf [gɔlf],
Mike [maik], Sierra [si'erə] e Victor [ˈviktə].
In
definitiva, possiamo riassumere dicendo che nelle difficili
condizioni di ascolto di un pile up il DXer può percepire
delle coppie di suoni vocalici che gli bastano per ricostruire
le parole del codice ICAO a cui appartengono. Se si riesce ad aumentare
l'ampiezza delle vocali e a incrementarne la
durata è probabile che, a parità delle altre condizioni, il
nostro messaggio sia percepito prima e meglio di altri.
Note
1-
Cf. Walter Belardi, Elementi di fonologia generale,
pp. 189 e seguenti, Edizioni dell'Ateneo, Roma, 1959
2-
Ivi, pag. 197
3-
Acuostical Society of America, http://asadl.org/jasa/resource/1/jasman/v80/iS1/pS20_s3?bypassSSO=1
4-
1- ASSOCIAZIONE RADIOAMATORI ITALIANI – Sezione di Manzano -
Miglioramento dell’ intelligibilità delle
trasmissioni a banda laterale unica (SSB) Martin G8JNJ – Webs g8jnj.webs.com/Miglioramento_Intelligibilita_final[1].pdf
4-2-
Scuola Suono, http://www.scuolasuono.it/
5-
Massimo Prada - Breve introduzione alla fonetica - La fonetica
acustica e la fonetica articolatoria,
wiki.dsy.it/images/4/40/Fonetica.pdf
6-
Sito ARI, www.ari.it, HF, Pratica operativa, Etica e procedure
operative per il radioamatore, di John Devoldere (ON4UN)e Mark
Demeuleneere (ON4WW).
CF. Domenico Felaco IK6QGE, La
fonetica applicata ai pile up, RR 7-8/12
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