Domenico
Felaco IK6QGE
domenico.ikseiqge@tiscali.it
I
pregiudizi tra i popoli
e
loro manifestazioni nell'attività radioamatoriale
Il
pregiudizio
Sembra che ogni
individuo
avverta la necessità di uniformarsi allo schema culturale dominante
nella comunità di cui fa parte (1) in modo da percepirsi come
appartenente al gruppo di quelli giusti, dei buoni, di quelli che
parlano una lingua nobile e abitano in un territorio “benedetto da
Dio”, di quelli che mangiano cose buone e sane e che hanno una
lunga e prestigiosa storia alle spalle.
Questa percezione della realtà,
che è evidentemente inclusiva e rassicurante quando riguarda noi
stessi, risulta in genere distorta in senso negativo quando ci
occupiamo degli estranei, dei diversi, di quelli che appartengono ad
altre etnie, ad altre nazioni e ad altre culture.
L'atteggiamento mentale che
modifica la percezione di noi stessi e degli altri, per via del
condizionamento
imposto da uno specifico schema culturale, si chiama “pregiudizio”.
Una condizione indispensabile
per il manifestarsi del pregiudizio è l'ignoranza,
intesa letteralmente come mancanza di conoscenza, che porta ad
esprimere un giudizio, in genere negativo, prima di aver acquisito
sufficienti informazioni sui fatti, sulle persone e sulle comunità
di cui ci si occupa.
Può anche capitare che il
pregiudizio sia di tipo positivo, come quando qualcuno sostiene che
gli piace tutto quanto è italiano o che è affascinato dalla cultura
cinese oppure che è un grande ammiratore della precisione tedesca,
ma questo non è ciò che più comunemente si intende quando si usa
quel termine.
Nella sua accezione più
diffusa, infatti, “il pregiudizio potrebbe definirsi [dunque] la
percezione negativa di gruppi umani differenti culturalmente da noi”
(2) e può riferirsi a una condizione mentale acquisita con
l'educazione oppure appositamente costruita ed enfatizzata per trarre
un vantaggio personale, sociale, politico o economico dalla
denigrazione di gruppi diversi, nel qual caso più che di pregiudizio
si dovrebbe parlare di propaganda.
Il pregiudizio, dunque, si
manifesta quando individui appartenenti a culture diverse si
incontrano oppure quando persone con uno specifico schema culturale esprimono opinioni su altre
persone con schemi culturali diversi.
Poiché quelle appena descritte
sono proprio le condizioni che caratterizzano le comunicazioni tra
radioamatori e siccome tali comunicazioni si svolgono su un canale
aperto a tutti gli operatori e quindi controllabili, sembra proprio
che ci si offra un osservatorio privilegiato sulla questione che
stiamo trattando, osservatorio privilegiato che noi sfrutteremo per
cercare di capire quando e come il pregiudizio si manifesta anche
nell'attività radioamatoriale.
Resta, naturalmente, la
consapevolezza della complessità e della vastità dell'argomento che
sconsiglierebbe una trattazione così sommaria e superficiale come
quella che stiamo sviluppando, ma resta anche l'interesse per un
minimo di approfondimento sull'influenza del pregiudizio nei rapporti
tra i radioamatori, ed è proprio per questo che proveremo comunque,
qui di seguito, a osservare il fenomeno un po' più da vicino.
I
pregiudizi nei collegamenti tra radioamatori
I
radioamatori americani fanno tanto gli sbruffoni perché usano i
“kilowatt” di potenza, ma parlano un inglese che a malapena
capiscono tra di loro. Quelli giapponesi non hanno niente di meglio
da fare che stare lì a montare tralicci chilometrici e antenne
larghe come un campo di calcio. Per non parlare, poi, di quelli
dell'Europa meridionale, italiani, spagnoli, portoghesi, greci, che
sono convinti che una frequenza è di loro proprietà e che possono
fare QSO solo lì. I russi, o meglio, tutti quelli che sono definiti
russi ma che possono essere di decine di altre nazioni, fanno
attività prevalentemente con vecchi apparati militari recuperati. I
tedeschi hanno la puzza al naso, specialmente con gli italiani. Bella
forza, gli inglesi, che parlano con gli operatori di tutto il mondo
senza aver mai studiato una lingua straniera! E poi tutti gli altri,
fuori dall'Europa, che, poverini, non sono europei...
Ci
sarebbe qualcosa da dire anche sugli abruzzesi, sui siciliani, sui
veneti, sui lombardi, sui piemontesi, sui radioamatori di qualsiasi
altra regione e, a scendere, anche su quelli della città vicina e
magari anche del quartiere diverso dal nostro, ma è meglio
sorvolare, per non suscitare la
reazione giustamente risentita di qualche collega che legge
queste righe.
Ecco, dunque, una breve
casistica, tra il serio e il faceto, delle opinioni marcate dal
pregiudizio che, prima o poi, tutti noi radioamatori abbiamo
sicuramente ascoltato sulle nostre frequenze.
Per chi deve subirne gli
effetti, il pregiudizio può comportare conseguenze dannose che,
secondo una casistica di crescente gravità proposta da Tullio
Tentori, possono andare dalle offese verbali, all'allontanamento,
alle discriminazioni, alle violenze fisiche fino ad arrivare allo
sterminio. (4)
Nell'attività radioamatoriale,
poiché gli operatori interagiscono tra di loro prevalentemente
attraverso la comunicazione linguistica, il danno che può essere
provocato dal pregiudizio si limita al livello meno grave, cioè a
quello delle offese verbali.
Sia ben chiaro: anche le offese
verbali, che sono proferite proprio per ferire e denigrare, possono
lasciare un segno profondo in chi le deve subire, ma non c'è,
ovviamente, confronto con gli altri effetti sopra elencati.
Il collega non italiano che ci
tiene a farmi sapere che il suo suffisso è “italiani mangia
spaghetti”, IMS, è probabilment convinto di dire una cosa
simpatica, anche perché poi, nel corso del QSO, si dimostra
cordiale, estroverso, perfino propenso a parlare, con qualche
difficoltà, nella mia lingua.
Tuttavia, il comportamento di
quel collega conferma, in
definitiva, l'asserzione che “il pregiudizio (…) è una
malattia sociale (…) che è tanto più insidiosa in quanto chi ne è
affetto difficilmente riesce ad avvertirla.” (3)
Esistono, tuttavia, forme ben
più gravi di pregiudizio che si manifestano specialmente quando, per
qualsiasi ragione, qualche tipo di conflitto insorge sulle frequenze
radioamatoriali e le espressioni denigratorie, le offese verbali,
sono usate appositamente e deliberatamente per ferire o danneggiare
l'interlocutore.
Sarebbe auspicabile che chi si
rivolge all'altro radioamatore, guardandolo attraverso il filtro
deformante del pregiudizio, si soffermasse per un momento a
riflettere sull'assurdità di generalizzazioni arbitrarie che non
tengono conto delle reali caratteristiche individuali
dell'interlocutore, ma questo è proprio il tipo di autocritica che
la condizione mentale che stiamo esaminando non consente.
Abbiamo già visto, infatti, che
i radioamatori che sono affetti da pregiudizio non ne sono
consapevoli e possono lasciar spazio a offese verbali basate sugli
stereotipi cui abbiamo fatto cenno, ma occorre notare, per completare
il ragionamento, che anche le vittime di tali offese reagiscono, il
più delle volte, in modo aggressivo, dando così origine a quelle
penose diatribe che a volte si possono ascoltare sulle frequenze
radioamatoriali.
Inoltre, specialmente nelle
comunicazioni internazionali, qualsiasi conflitto risulta tanto più
acuto quanto minori sono le competenze linguistiche dei radioamatori
coinvolti, cosicché ai pregiudizi si aggiungono le incomprensioni
che limitano le possibilità di chiedere o fornire chiarimenti sulle
questioni oggetto di disputa.
Pregiudizi
sugli “accenti”
Gli
estranei, i diversi da noi, si identificano, più che per l'aspetto
fisico e il comportamento, principalmente attraverso la lingua con
cui si esprimono, che è sempre caratterizzata da un particolare
sistema fonemico, cioè dall'insieme di suoni e rumori particolari
che il parlante impara a produrre col suo apparato fonatorio e che
tende a mantenere anche quando parla una lingua straniera o una
diversa variante regionale della propria lingua.
Proprio per questo, oltre che
per questioni di andamento tonale, si dice comunemente che una
persona parla una lingua straniera con “accento” italiano o
francese o russo e così via ed è sempre per questo che sembra
ragionevole ipotizzare che, quando si percepiscono, nei messaggi
espressi in una lingua, i suoni tipici di un'altra lingua (o anche di
un dialetto), possono attivarsi nell'ascoltatore i percorsi mentali
che associano a quel modo di parlare tutti gli stereotipi che danno
origine al pregiudizio.
Delle
conseguenze di questo fenomeno sanno qualcosa gli emigranti che,
facilmente individuabili per i fonemi che “imbastardiscono” il
loro modo di esprimersi nella parlata della comunità linguistica di
arrivo, subiscono spesso pesanti discriminazioni basate
esclusivamente sul pregiudizio.
Nell'attività radioamatoriale,
questo tipo di atteggiamento mentale può intervenire quando, potendo
scegliere, si selezionano gli interlocutori in base al sistema
fonemico che influenza il loro modo di parlare e si privilegiano i
collegamenti con gli operatori che, per esempio, parlando in inglese,
meglio riescono ad evitare l'uso dei fonemi tipici dell'italiano, del
russo, del francese, dello spagnolo e così via.
Pregiudizi
tra le generazioni
Una volta sì che la radio
era una cosa seria! L'esame era un esame vero con tanto di
trattazione scritta sulle materie tecniche e con le prove di
telegrafia che facevano da filtro e lasciavano fuori tutti quelli che
non avevano intenzione di impegnarsi seriamente. I radioamatori,
allora, non facevano solo chiacchiere, ma costruivano,
sperimentavano, mettevano le mani negli apparati e nelle antenne.
Va bene, però, d'altra
parte, uno dovrebbe anche avere qualche confidenza con i settaggi,
con i menu e i sottomenu, con la lingua inglese scritta e parlata,
con le pagine di Internet riservate ai radioamatori, con i vari
sistemi operativi e con le applicazioni che tanto agevolano le
operazioni in radio, con qualche linguaggio di programmazione, con le
tecniche di interconnessione tra radio e computer, coi log
elettronici e così via.
Tutti abbiamo sentito
opinioni
di questo genere manifestate in radio e tutti abbiamo avvertito, in
maggiore o minor misura, qualche disagio per la carica di
denigrazione reciproca che contengono.
Si tratta, in questo caso, dei
pregiudizi che individuano i gruppi contrapposti costituiti dagli
anziani e dai giovani ai quali, considerati nel loro insieme, si
attribuiscono opinioni e comportamenti criticabili.
Naturalmente, come capita sempre
coi pregiudizi, è possibile che si riesca a rintracciare un fondo di
verità nelle opinioni citate, ma questo non giustifica sicuramente
l'atteggiamento di chi “vuole giudicare la realtà degli altri
senza modificare le sue convinzioni sulla propria”. (5)
Pregiudizi
tra i sessi
Basta scorrere il log che
ciascuno di noi conserva nella stazione per rendersi conto che, tra
migliaia di nomi maschili, a malapena riusciamo a trovarne una decina
di femminili.
La sproporzione tra presenza
maschile e femminile è tuttora evidente in molti campi della vita
sociale, ma nell'attività radioamatoriale, a livello mondiale,
assume dimensioni che obbligano a qualche riflessione.
Non sarebbe difficile proporre
delle ipotesi sugli schemi culturali
che contribuiscono a favorire una situazione di questo genere ma, per
non aggiungere pregiudizio a pregiudizio, appare assolutamente
opportuno lasciare a qualcuna delle colleghe che a volte si sentono
sulle nostre frequenze il compito di analizzare e illustrare le cause
di una presenza così modesta.
Abbattere
i pregiudizi
Occorre distinguere tra i
pregiudizi frutto di profonda ignoranza o di subdola intenzione
propagandistica e i pregiudizi che hanno le loro radici in qualche
reale tratto distintivo di un gruppo umano.
Se è vero che la selezione ha
vagliato le caratteristiche fisiche dei vari popoli favorendo quelle
più utili per la sopravvivenza in determinati ambienti, non c'è
ragione di credere che lo stesso tipo si selezione non abbia favorito
gli schemi culturali più vantaggiosi nella inevitabile competizione
tra gli individui e tra le società.
Quindi, le differenze culturali
esistono, ma occorre ricordare sempre che si tratta comunque di
caratteristiche “acquisite dalla personalità entro una data
cultura e non genetiche e quindi ereditarie”. (6)
Insomma, l'individuo che fosse,
alla nascita, spostato in un ambiente diverso, manterrebbe le
caratteristiche fisiche dei suoi antenati ma, molto probabilmente,
acquisirebbe gli schemi culturali propri della nuova comunità.
Riassumendo, possiamo dire che
il pregiudizio, di cui si possono osservare gli effetti anche nei
collegamenti tra radioamatori, è un fenomeno sociale che ha le sue
radici nello schema culturale trasmesso dalla famiglia, dalla scuola
e, più in generale, dalla società nel suo complesso e che la sua
forza sta principalmente nell'ignoranza dell'altro, del diverso da
sé.
Se tutto quanto detto finora è
vero, allora dev'essere anche vero che l'attività radioamatoriale,
che favorisce i contatti e la conoscenza reciproca tra persone
appartenenti a tutte le comunità del mondo, può contribuire a
ridurre o a eliminare gli stereotipi che sono alla base del fenomeno
che stiamo trattando.
È principalmente
l'UNESCO che si occupa di rimuovere tutte le condizioni che
favoriscono il pregiudizio, specialmente quello razziale o etnico.
Tra l'altro, la United Nations
Educational, Scientific and Cultural Organization punta
anche a eliminare “ogni
intralcio al libero e pieno sviluppo degli esseri umani e alla libera
comunicazione tra di essi” (7) e, senza dubbio, quando si parla di
comunicazione, i radioamatori possono sicuramente avere un'autorevole
voce in capitolo.
NOTE
1-
“Noi tutti, senza rendercene conto, percepiamo la realtà secondo
un particolare schema culturale e in determinate situazioni ci
aspettiamo di veder agire gli individui secondo la regola socialmente
più diffusa.” Tullio Tentori e altri, Il pregiudizio sociale,
pag. 13, Editrice Studium.
2-
Ibid. pag. 14;
3-
Ibid. pag. 12;
4-
Ibid. pagg. 22, 23, 24;
5-
Ibid. pag. 45;
6-
Ibid. pag.36
7- UNESCO, Dichiarazione
sulla razza e i pregiudizi razziali,
art. 4.
Cf. Domenico Felaco, I pregiudizi tra i popoli e loro
manifestazioni nell'attività radioamatoriale, RR 5/2014
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